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Madri, mogli, figli, sorelle immerse o travolte dalla bufera delle mafie e dalla
pluralità di inimmaginabili dimensioni e volti assunti dalla violenza.
Il tarlo lento del sospetto, delle preoccupazioni, dei presentimenti, della paura.
Le frasi, i silenzi, il vile e maligno agire per trasformare la resistenza tenace e
virile dei propri cari in testardaggine; la strategia dell’isolamento, dell’abbandono
affinché il vuoto inghiotta la vittima predestinata.
E poi ancora il losco e fosco post mortem con l’ingiustizia che esulta, la bestia
trionfante della mafia che brinda e la solitudine che prende definitiva dimora nella tua
anima.
Perché è vero che la vita continua, che ci sono gli affetti e ci sono ancora, gli
amici veri, i pochi che ha sempre avuto.
Ma è anche vero che il tuo uomo, il tuo compagno di vita, non c’è più e che
niente può sostituirlo.
E poi vivere la denegata giustizia, la vittoria dell’oblio perché il potere/i poteri
sono feroci anche nell’uso della memoria. Sono centinaia gli assassinati dalle mafie,
sono pochi quelli ricordati.
pluralità di inimmaginabili dimensioni e volti assunti dalla violenza.
Il tarlo lento del sospetto, delle preoccupazioni, dei presentimenti, della paura.
Le frasi, i silenzi, il vile e maligno agire per trasformare la resistenza tenace e
virile dei propri cari in testardaggine; la strategia dell’isolamento, dell’abbandono
affinché il vuoto inghiotta la vittima predestinata.
E poi ancora il losco e fosco post mortem con l’ingiustizia che esulta, la bestia
trionfante della mafia che brinda e la solitudine che prende definitiva dimora nella tua
anima.
Perché è vero che la vita continua, che ci sono gli affetti e ci sono ancora, gli
amici veri, i pochi che ha sempre avuto.
Ma è anche vero che il tuo uomo, il tuo compagno di vita, non c’è più e che
niente può sostituirlo.
E poi vivere la denegata giustizia, la vittoria dell’oblio perché il potere/i poteri
sono feroci anche nell’uso della memoria. Sono centinaia gli assassinati dalle mafie,
sono pochi quelli ricordati.
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Che i documenti siano l’essenziale e l’imprescindibile premessa della ricerca
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
essere stata pubblicata come documento inedito sulla rivista «Incontri
Mediterranei» (Anno 2009, N. 1), Pellegrini editore, da Saverio Di Bella.
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
essere stata pubblicata come documento inedito sulla rivista «Incontri
Mediterranei» (Anno 2009, N. 1), Pellegrini editore, da Saverio Di Bella.
24,00 €(IVA incl.)
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La 'ndrangheta non ha antiche origini e non si ispira a nobili ideali.
È un'associazione a delinquere tesa a conquistare con la violenza, inclusa quella omicida,
ricchezza e potere. Non c'è azione obietta, purché redditizia, che la 'ndrangheta non annoveri tra le
proprie attività: traffico di droga e di armi, racket, estorsioni, rapimenti di uomini, donne, bambini,
delitti di sangue, corruzione, concussione, bombe ed attentati. Il tutto ricorrendo all'agguato,
all'imboscata, alle minacce di vendicarsi sui figli, i parenti, i consanguinei in caso di diniego alle
proprie richieste.
Azioni tutte che denotano una cinica ferocia, una congenita incapacità di affrontare a viso aperto
avversari e nemici, e quindi sono il frutto di una vigliaccheria di fondo che è in contrasto ed è
l'esatto contrario del tradizionale coraggio dei Calabresi, del loro gusto orgoglioso per la sfida
aperta, temeraria.
Da questo punto di vista la 'ndrangheta si presenta come una degenerazione fatiscente e
purulenta del brigantaggio e della stessa onorata società. Non è casuale infatti che lo stesso
termine 'ndrangheta compaia solo nel secondo dopoguerra nelle fonti (Cfr. P. Crupi, La giovane
"'ndrangheta", in «Gazzetta del Sud», 16 settembre 1988). Prima c'è, nella tradizione orale, solo
l'onorata società con regole ferree, valori tradizionali alle società contadine esaltati come modello
di vita, e la volontà, anche se spesso velleitaria, di presentarsi come contropotere positivo allo
strapotere ed alla prepotenza dei ceti proprietari, caratterizzati da ottuse forme reazionarie di
gestione dei poteri.
Non è senza significato, ritengo, il fatto che tracce del sorgere dell'onorata società si abbiano,
sempre nella tradizione orale, solo dopo la sconfitta delle masse contadine calabresi nella guerra
sociale nota come brigantaggio postunitario e quindi come risposta alla domanda dei ceti
subalterni di avere una forza capace di non consegnarli ormai impotenti al malvolere ed alle
prepotenze dei ceti proprietari.
Anche perché questo tipo di organizzazione segreta di difesa dei ceti subalterni entra in crisi, non
a caso viste le esigenze dalle quali nasce, nel momento in cui gli uomini dell'onorata società
vengono a contatto con le idee e le proposte politiche dei socialisti a cavallo di fine secolo e nel
corso della prima guerra mondiale.
È un'associazione a delinquere tesa a conquistare con la violenza, inclusa quella omicida,
ricchezza e potere. Non c'è azione obietta, purché redditizia, che la 'ndrangheta non annoveri tra le
proprie attività: traffico di droga e di armi, racket, estorsioni, rapimenti di uomini, donne, bambini,
delitti di sangue, corruzione, concussione, bombe ed attentati. Il tutto ricorrendo all'agguato,
all'imboscata, alle minacce di vendicarsi sui figli, i parenti, i consanguinei in caso di diniego alle
proprie richieste.
Azioni tutte che denotano una cinica ferocia, una congenita incapacità di affrontare a viso aperto
avversari e nemici, e quindi sono il frutto di una vigliaccheria di fondo che è in contrasto ed è
l'esatto contrario del tradizionale coraggio dei Calabresi, del loro gusto orgoglioso per la sfida
aperta, temeraria.
Da questo punto di vista la 'ndrangheta si presenta come una degenerazione fatiscente e
purulenta del brigantaggio e della stessa onorata società. Non è casuale infatti che lo stesso
termine 'ndrangheta compaia solo nel secondo dopoguerra nelle fonti (Cfr. P. Crupi, La giovane
"'ndrangheta", in «Gazzetta del Sud», 16 settembre 1988). Prima c'è, nella tradizione orale, solo
l'onorata società con regole ferree, valori tradizionali alle società contadine esaltati come modello
di vita, e la volontà, anche se spesso velleitaria, di presentarsi come contropotere positivo allo
strapotere ed alla prepotenza dei ceti proprietari, caratterizzati da ottuse forme reazionarie di
gestione dei poteri.
Non è senza significato, ritengo, il fatto che tracce del sorgere dell'onorata società si abbiano,
sempre nella tradizione orale, solo dopo la sconfitta delle masse contadine calabresi nella guerra
sociale nota come brigantaggio postunitario e quindi come risposta alla domanda dei ceti
subalterni di avere una forza capace di non consegnarli ormai impotenti al malvolere ed alle
prepotenze dei ceti proprietari.
Anche perché questo tipo di organizzazione segreta di difesa dei ceti subalterni entra in crisi, non
a caso viste le esigenze dalle quali nasce, nel momento in cui gli uomini dell'onorata società
vengono a contatto con le idee e le proposte politiche dei socialisti a cavallo di fine secolo e nel
corso della prima guerra mondiale.
18,50 €(IVA incl.)
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La ‘ndrangheta è diventata ormai la più importante tra le organizzazioni criminali operanti in Italia.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
28,00 €(IVA incl.)
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Guida alla esplorazione dei Siti dedicati al Turismo culturale
Sinossi: Area MEDITERRANEO, Tema ECOSISTEMI
Portale : OXIDIANE-ORG
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Portale : OXIDIANE-ORG
10,00 €(IVA incl.)
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Guida alla esplorazione dei Siti dedicati al Turismo culturale
Sinossi: Area CALIFORNIA, Tema ECOSISTEMI
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10,00 €(IVA incl.)
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Guida alla esplorazione dei Siti dedicati al Turismo culturale
Sinossi: Area MEDITERRANEO - CALABRIA, Tema ECOSISTEMI
Portale : OXIDIANE-ORG
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10,00 €(IVA incl.)
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In Programmazione
ARBORETUM-TV: ECO-PARCO
RURALIA : I Luoghi dei Mediterranei
PISCOPIO : Una Comunità in Cammino
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In Programmazione
ODEON: Uno Scenario per la Civiltà
OSTRAKAS: Le Memorie delle Comunità
MERIDIE: Ritorno al Futuro
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In Programmazione
In preparazione
Correspondance de Napoleon 1er
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Opera completa di 28 Volumi
Si può prenotare: scrivi a catalogo@teleos.tv
Testimonianze e Recensioni
Accedi e Partecipa : Da UTENZA
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Giornate di Studio : TROPEA, 4-5-6 Agosto 2022.
Popoli e Memorie
Tropea 16 Luglio 2023 : Presentazione ATTI.
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Editori e Siti associati hanno programmato Scritti, Saggi e Interviste, per approfondire i Temi e gli Argomenti trattati nei Libri e nei Files.
I Testi digitali sono disponibili a Catalogo.
Per Approfondimenti e Recensioni, vedi BLOG e SOCIAL.
Sono graditi Commenti e Contributi.
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Area riservata agli Amministratori e agli Operatori.
AUTORI - I PIU' RICHIESTI
Opere, Testi e Recensioni
Per Approfondimenti, nei Siti-Editori
Che i documenti siano l’essenziale e l’imprescindibile premessa della ricerca
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
essere stata pubblicata come documento inedito sulla rivista «Incontri
Mediterranei» (Anno 2009, N. 1), Pellegrini editore, da Saverio Di Bella.
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
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La ‘ndrangheta è diventata ormai la più importante tra le organizzazioni criminali operanti in Italia.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
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