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La Correspondance de Napoleon 1er
LIBRERIA
L’individuazione e lo studio delle fonti documentarie costituiscono momenti
imprescindibili per l’impostazione e la conduzione di qualsiasi tipo di indagine storica
metodologicamente ineccepibile. Chi si accinge a intraprendere un qualsiasi tipo di
ricerca, prima o poi, si troverà a frequentare un archivio, il luogo dove le fonti
documentarie sono conservate. L’approccio a documenti spesso sbiaditi e polverosi
può talvolta risultare traumatico se colui che intende consultarli non è in possesso di
un adeguato bagaglio conoscitivo e metodologico. Il disorientamento che spesso ne
segue spinge quasi sempre l’interessato ad abbandonare questo tipo di ricerca. Egli,
così, dirotta la sua attenzione verso la consultazione di testi già editi, operazione
decisamente più facile ma di certo anche meno stimolante e produttiva.
imprescindibili per l’impostazione e la conduzione di qualsiasi tipo di indagine storica
metodologicamente ineccepibile. Chi si accinge a intraprendere un qualsiasi tipo di
ricerca, prima o poi, si troverà a frequentare un archivio, il luogo dove le fonti
documentarie sono conservate. L’approccio a documenti spesso sbiaditi e polverosi
può talvolta risultare traumatico se colui che intende consultarli non è in possesso di
un adeguato bagaglio conoscitivo e metodologico. Il disorientamento che spesso ne
segue spinge quasi sempre l’interessato ad abbandonare questo tipo di ricerca. Egli,
così, dirotta la sua attenzione verso la consultazione di testi già editi, operazione
decisamente più facile ma di certo anche meno stimolante e produttiva.
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9,50 €(IVA incl.)
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Madri, mogli, figli, sorelle immerse o travolte dalla bufera delle mafie e dalla
pluralità di inimmaginabili dimensioni e volti assunti dalla violenza.
Il tarlo lento del sospetto, delle preoccupazioni, dei presentimenti, della paura.
Le frasi, i silenzi, il vile e maligno agire per trasformare la resistenza tenace e
virile dei propri cari in testardaggine; la strategia dell’isolamento, dell’abbandono
affinché il vuoto inghiotta la vittima predestinata.
E poi ancora il losco e fosco post mortem con l’ingiustizia che esulta, la bestia
trionfante della mafia che brinda e la solitudine che prende definitiva dimora nella tua
anima.
Perché è vero che la vita continua, che ci sono gli affetti e ci sono ancora, gli
amici veri, i pochi che ha sempre avuto.
Ma è anche vero che il tuo uomo, il tuo compagno di vita, non c’è più e che
niente può sostituirlo.
E poi vivere la denegata giustizia, la vittoria dell’oblio perché il potere/i poteri
sono feroci anche nell’uso della memoria. Sono centinaia gli assassinati dalle mafie,
sono pochi quelli ricordati.
pluralità di inimmaginabili dimensioni e volti assunti dalla violenza.
Il tarlo lento del sospetto, delle preoccupazioni, dei presentimenti, della paura.
Le frasi, i silenzi, il vile e maligno agire per trasformare la resistenza tenace e
virile dei propri cari in testardaggine; la strategia dell’isolamento, dell’abbandono
affinché il vuoto inghiotta la vittima predestinata.
E poi ancora il losco e fosco post mortem con l’ingiustizia che esulta, la bestia
trionfante della mafia che brinda e la solitudine che prende definitiva dimora nella tua
anima.
Perché è vero che la vita continua, che ci sono gli affetti e ci sono ancora, gli
amici veri, i pochi che ha sempre avuto.
Ma è anche vero che il tuo uomo, il tuo compagno di vita, non c’è più e che
niente può sostituirlo.
E poi vivere la denegata giustizia, la vittoria dell’oblio perché il potere/i poteri
sono feroci anche nell’uso della memoria. Sono centinaia gli assassinati dalle mafie,
sono pochi quelli ricordati.
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LIBRERIA
Che i documenti siano l’essenziale e l’imprescindibile premessa della ricerca
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
essere stata pubblicata come documento inedito sulla rivista «Incontri
Mediterranei» (Anno 2009, N. 1), Pellegrini editore, da Saverio Di Bella.
scientifica e della narrazione storica sembra un presupposto talmente
banale da apparire, allorquando lo si fa notare per l’ennesima volta,
una perdita di tempo talvolta pure sfrontata e irrispettosa del buon
senso e del comune e civile contegno. Tuttavia, ci si riserva di modificare
il giudizio quando a premettere un’ovvietà tanto palese è l’entità stessa
del documento preso in esame per la ricostruzione del fatto storico e
per la sua più ampia contestualizzazione.
Su Lepanto e la battaglia del 7 ottobre 1571, la storiografia si è variamente
espressa, a più riprese e in varie e tante circostanze, e non stupisce affatto
l’importanza che abbia assunto nel contesto della ridefinizione
successiva delle dinamiche e delle forme peculiari del secondo Cinquecento
e in generale, a più largo spettro, nell’economia dei caratteri sostanziali
della stessa età moderna. Stupisce allora, e questo sì, che la Relazione
ufficiale sulla Battaglia, redatta dallo stesso comandante delle armate
imperiali e della Lega Cristiana, don Giovanni d’Austria, appaia
per la prima volta, ritrovata presso l’Archivio storico di Mantova (Busta
795 – 1571), e venga utilizzata come fonte primaria degli studi nel merito,
solo nel primo decennio del XXI secolo, e appunto in questo lavoro, dopo
essere stata pubblicata come documento inedito sulla rivista «Incontri
Mediterranei» (Anno 2009, N. 1), Pellegrini editore, da Saverio Di Bella.
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La 'ndrangheta non ha antiche origini e non si ispira a nobili ideali.
È un'associazione a delinquere tesa a conquistare con la violenza, inclusa quella omicida,
ricchezza e potere. Non c'è azione obietta, purché redditizia, che la 'ndrangheta non annoveri tra le
proprie attività: traffico di droga e di armi, racket, estorsioni, rapimenti di uomini, donne, bambini,
delitti di sangue, corruzione, concussione, bombe ed attentati. Il tutto ricorrendo all'agguato,
all'imboscata, alle minacce di vendicarsi sui figli, i parenti, i consanguinei in caso di diniego alle
proprie richieste.
Azioni tutte che denotano una cinica ferocia, una congenita incapacità di affrontare a viso aperto
avversari e nemici, e quindi sono il frutto di una vigliaccheria di fondo che è in contrasto ed è
l'esatto contrario del tradizionale coraggio dei Calabresi, del loro gusto orgoglioso per la sfida
aperta, temeraria.
Da questo punto di vista la 'ndrangheta si presenta come una degenerazione fatiscente e
purulenta del brigantaggio e della stessa onorata società. Non è casuale infatti che lo stesso
termine 'ndrangheta compaia solo nel secondo dopoguerra nelle fonti (Cfr. P. Crupi, La giovane
"'ndrangheta", in «Gazzetta del Sud», 16 settembre 1988). Prima c'è, nella tradizione orale, solo
l'onorata società con regole ferree, valori tradizionali alle società contadine esaltati come modello
di vita, e la volontà, anche se spesso velleitaria, di presentarsi come contropotere positivo allo
strapotere ed alla prepotenza dei ceti proprietari, caratterizzati da ottuse forme reazionarie di
gestione dei poteri.
Non è senza significato, ritengo, il fatto che tracce del sorgere dell'onorata società si abbiano,
sempre nella tradizione orale, solo dopo la sconfitta delle masse contadine calabresi nella guerra
sociale nota come brigantaggio postunitario e quindi come risposta alla domanda dei ceti
subalterni di avere una forza capace di non consegnarli ormai impotenti al malvolere ed alle
prepotenze dei ceti proprietari.
Anche perché questo tipo di organizzazione segreta di difesa dei ceti subalterni entra in crisi, non
a caso viste le esigenze dalle quali nasce, nel momento in cui gli uomini dell'onorata società
vengono a contatto con le idee e le proposte politiche dei socialisti a cavallo di fine secolo e nel
corso della prima guerra mondiale.
È un'associazione a delinquere tesa a conquistare con la violenza, inclusa quella omicida,
ricchezza e potere. Non c'è azione obietta, purché redditizia, che la 'ndrangheta non annoveri tra le
proprie attività: traffico di droga e di armi, racket, estorsioni, rapimenti di uomini, donne, bambini,
delitti di sangue, corruzione, concussione, bombe ed attentati. Il tutto ricorrendo all'agguato,
all'imboscata, alle minacce di vendicarsi sui figli, i parenti, i consanguinei in caso di diniego alle
proprie richieste.
Azioni tutte che denotano una cinica ferocia, una congenita incapacità di affrontare a viso aperto
avversari e nemici, e quindi sono il frutto di una vigliaccheria di fondo che è in contrasto ed è
l'esatto contrario del tradizionale coraggio dei Calabresi, del loro gusto orgoglioso per la sfida
aperta, temeraria.
Da questo punto di vista la 'ndrangheta si presenta come una degenerazione fatiscente e
purulenta del brigantaggio e della stessa onorata società. Non è casuale infatti che lo stesso
termine 'ndrangheta compaia solo nel secondo dopoguerra nelle fonti (Cfr. P. Crupi, La giovane
"'ndrangheta", in «Gazzetta del Sud», 16 settembre 1988). Prima c'è, nella tradizione orale, solo
l'onorata società con regole ferree, valori tradizionali alle società contadine esaltati come modello
di vita, e la volontà, anche se spesso velleitaria, di presentarsi come contropotere positivo allo
strapotere ed alla prepotenza dei ceti proprietari, caratterizzati da ottuse forme reazionarie di
gestione dei poteri.
Non è senza significato, ritengo, il fatto che tracce del sorgere dell'onorata società si abbiano,
sempre nella tradizione orale, solo dopo la sconfitta delle masse contadine calabresi nella guerra
sociale nota come brigantaggio postunitario e quindi come risposta alla domanda dei ceti
subalterni di avere una forza capace di non consegnarli ormai impotenti al malvolere ed alle
prepotenze dei ceti proprietari.
Anche perché questo tipo di organizzazione segreta di difesa dei ceti subalterni entra in crisi, non
a caso viste le esigenze dalle quali nasce, nel momento in cui gli uomini dell'onorata società
vengono a contatto con le idee e le proposte politiche dei socialisti a cavallo di fine secolo e nel
corso della prima guerra mondiale.
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La ‘ndrangheta è diventata ormai la più importante tra le organizzazioni criminali operanti in Italia.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
Un gergo adottato naturalmente dagli affiliati, diffuso dai Mass Media, veicolato dai contesti sociali che fanno da ambiente ideale per le cosche. Un gergo e solo un gergo, però.
Logica conseguenza di questa affermazione, di questo potere in espansione continua e crescente è l’interesse versol’organizzazione. Un interesse a sua volta, crescente.
Per motivi politici, per motivi economici,per stringere affari, per combatterla.
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Il popolo italiano il 2 giugno 1946 esercitava, per la prima volta nella storia, la sovranità popolare. Il sogno di tanti intellettuali e popolani nel Risorgimento, un Risorgimento che finalmente vedeva i più alti valori della democrazia: la sovranità appartiene al popolo.
Uomini e donne, analfabeti e studiosi, giovani e anziani erano uguali sul piano dei diritti dell’uomo e del cittadino e non solo di fronte alla legge.
Il sogno era diventato realtà con la lotta armata nella Resistenza partigiana e della partecipazione alla guerra accanto agli Alleati dell'Esercito del Regno del Sud. Ma anche con le Quattro giornate di Napoli e il rifiuto dei soldati prigionieri della Germania di Hitler di servire ancora Mussolini e di
combattere accanto alle Armate naziste.
Un sogno pagato col sangue, le stragi, il massacro di intere popolazioni e una guerra civile – non solo di liberazione – feroce.
Ma nella storia il seme della libertà è il sangue. Il prezzo è stato pagato, la libertà è nata, è nata la Repubblica.
Eterna memoria ai caduti per la libertà, pietas per gli avversari e i nemici contro i quali hanno combattuto.
Uomini e donne, analfabeti e studiosi, giovani e anziani erano uguali sul piano dei diritti dell’uomo e del cittadino e non solo di fronte alla legge.
Il sogno era diventato realtà con la lotta armata nella Resistenza partigiana e della partecipazione alla guerra accanto agli Alleati dell'Esercito del Regno del Sud. Ma anche con le Quattro giornate di Napoli e il rifiuto dei soldati prigionieri della Germania di Hitler di servire ancora Mussolini e di
combattere accanto alle Armate naziste.
Un sogno pagato col sangue, le stragi, il massacro di intere popolazioni e una guerra civile – non solo di liberazione – feroce.
Ma nella storia il seme della libertà è il sangue. Il prezzo è stato pagato, la libertà è nata, è nata la Repubblica.
Eterna memoria ai caduti per la libertà, pietas per gli avversari e i nemici contro i quali hanno combattuto.
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Dalla Storia, una pubblicazione di grande rilevanza.
Opera di 28 Volumi. Indice e Testo.
Acquisto frazionato, in volumi singoli.
Per l'Opera completa è prevista la Prenotazione con acconto.
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